Di che cosa parliamo quando parliamo di odio intersezionaleRete contro l'odio
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Di che cosa parliamo quando parliamo di odio intersezionale e discriminazioni multiple? Il video del webinar
Cosa si intende quando si parla di odio intersezionale? A spiegarlo con grande chiarezza è Barbara Giovanna Bello ̶ membro della nostra Rete docente di Sociologia del diritto, Università Statale di Milano e membro del CRID (Centro di Ricerca Interdipartimentale su Discriminazioni e Vulnerabilità) dell’Università di Modena e Reggio ̶ in questo articolo pubblicato nel portale “Lingua italiana” di Treccani.
«Le rappresentazioni stereotipate e le manifestazioni d’odio a esse connesse sono spesso ricondotte a una singola categoria sociale: ad esempio, genere, origine razziale o etnica, condizione di migrante o richiedente asilo, colore della pelle, orientamento sessuale», scrive Bello.
Tuttavia, precisa, guardando questi fenomeni più attentamente si comprende che l’odio non sempre funziona a “compartimenti stagni”.
Al contrario, il suo repertorio è molto più ampio e succede che spesso una persona possa essere vittima di discorsi di odio per l’interazione tra due o più caratteristiche – reali o presunte – della sua ‘identità’.
Come se si trovasse al centro di un incrocio – per usare una celebre metafora di Kimberlé Crenshaw, pioniera degli studi sulle discriminazioni multiple – nel quale si scontrano motivi diversi, moltiplicando gli effetti della discriminazione subita e ponendo una serie di questioni su cui è necessario riflettere.