Una diffusione dello hate speech online in diminuzione, ma più radicale; donne sempre più colpite soprattutto sul versante del lavoro; ebrei e musulmani al centro dell’odio.
È quanto emerso dalla quinta edizione della Mappa dell’Intolleranza, progetto ideato da Vox – Osservatorio Italiano sui Diritti, in collaborazione con l’Università Statale di Milano, l’Università di Bari Aldo Moro, Sapienza – Università di Roma e IT’STIME dell’Università Cattolica di Milano.
Uno dei primi progetti in Italia a indagare lo hate speech, la Mappa fornisce una fotografia dettagliata del fenomeno nel nostro Paese, attraverso l’analisi dei tweet che contengono termini discriminatori (76 in tutto), indirizzati alle categorie prese in esame.
Grazie all’utilizzo di tecnologie dell’Intelligenza Artificiale basate su algoritmi di analisi semantica e di sentiment analysis, si è riusciti a filtrare i contenuti con polarizzazione negativa, giungendo al totale di 1.304.537 di tweet, raccolti tra marzo e settembre del 2020.
I tweet sono stati geolocalizzati, per mostrare le aree dove si concentrano maggiormente questi fenomeni.
Mappa dell’Intolleranza 5.0, gli highlights
Dall’analisi dei tweet emerge che i fenomeni di odio sono in diminuzione rispetto al 2019 (nonostante il periodo di rilevazione della Mappa 2020 sia più esteso): il 57% dei tweet raccolti sono positivi (contro il 30% del 2019), mentre il restante 43% è negativo (una percentuale che era del 70% circa nell’edizione 2019).
Nonostante questo dato positivo, i picchi registrati in concomitanza di avvenimenti di cronaca o particolari discorsi politici indicano una polarizzazione dell’odio, che viene propagato attraverso i social.
I risultati evidenziano, inoltre, una metodologia sempre più professionale: gli hater non agiscono più come singoli “leoni da tastiera”, ma in gruppi organizzati, favoriti dagli algoritmi social che promuovono l’aggregazione delle community.
La quinta edizione della Mappa dell’Intolleranza ha evidenziato che, ancora una volta, le categorie più colpite sono quelle più esposte ai cambiamenti: le donne (282 mila tweet negativi) e i migranti (81 mila).
Preoccupante è il cambiamento evidenziato negli attacchi rivolti alle donne, che sono ora indirizzati a sminuire la loro professionalità, oltre all’onnipresente body shaming.
Ancora in crescita il valore assoluto dell’antisemitismo, che nel 2016 rappresentava il 2,2% del totale dei tweet negativi registrati, dato che nel 2020 è salito al 18,45% del totale. Va sottolineato, tuttavia, che per la prima volta quest’anno i tweet positivi hanno superato per numero quelli negativi (74,6% vs. 25,4%).
Nonostante rimangano ancora tra le categorie più colpite dai discorsi di odio, si registra un trend in diminuzione per persone con disabilità e per le persone omosessuali. Per quest’ultimi il fenomeno si è ridotto notevolmente dal 2016 (quando i tweet negativi erano il 10,8% del totale, a fronte del 3,28% del 2020). Segno che le campagne fatte e le normative approvate in materia di diritti civili e inclusione stanno dando i loro frutti.
La Mappa dell’Intolleranza nasce con l’intento di fotografare e monitorare il problema, per fornire a tutti i soggetti che ne abbiano bisogno strumenti adeguati a contrastare i fenomeni di odio e intolleranza.
Ed è soprattutto un progetto di prevenzione, pensato per amministrazioni locali, scuole, associazioni che lavorano sul territorio e che si trovano a dover contrastare i fenomeni di odio con nuove narrazioni.