In questo articolo pubblicato sul sito di Treccani, la Dott.ssa in Sociologia della Comunicazione Alessandra Vitullo analizza il legame tra istruzione e tolleranza ai discorsi di odio.
L’istruzione, sottolinea Vitullo, gioca un ruolo chiave anche nell’utilizzo di Internet e nella comprensione dei contenuti condivisi attraverso la rete e il linguaggio utilizzato: numerose ricerche evidenziano come a minori competenze offline corrispondano spesso minori competenze digitali.
Come evidenzia il report di EU Kids Online, infatti, l’assunzione che i giovani siano “nativi digitali” è erronea: diversi studi hanno portato alla luce, ad esempio, come a molti di essi manchino le competenze necessarie per controllare le fonti di una notizia diffusa in rete.
Questo li rende potenziali vittime delle fake news diffuse online, mentre l’esposizione a un certo tipo di contenuti (come i meme e le pagine di black humor di cui i giovani sono allo stesso tempo produttori e consumatori) li rende più tolleranti a un linguaggio più violento.
Citando ricerche e pubblicazioni sul tema, Alessandra Vitullo evidenzia come l’analfabetizzazione offline e quella online si alimentano a vicenda, contribuendo alla propagazione dei discorsi di odio e delle fake news online e accrescendo le disuguaglianze tra coloro che possiedono le capacità giuste per sfruttare i vantaggi del web e chi ne è sprovvisto.
In un Paese ancora caratterizzato dal digital divide, con ancora molti giovani che non hanno accesso ad Internet, la media education gioca un ruolo primario per fornire le competenze necessarie alla corretta fruizione e produzione di contenuti online e al contrasto alle disuguaglianze.
Se è vero che la scuola assume un ruolo primario nell’educazione (anche digitale) dei giovani, conclude Vitullo, sono necessarie anche politiche parallele a quelle indirizzate alla mera erogazione di tecnologie, che vadano a colmare le lacune riguardo l’uso responsabile e critico di queste ultime da parte di studenti e familiari.