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Mappa dell’Intolleranza 8: l’odio online cresce e si trasforma

da | Mar 17, 2025 | Dati

L’odio corre veloce sui social, si evolve, cambia bersaglio, ma non si ferma. La nuova Mappa dell’Intolleranza 8 fotografa un quadro preoccupante della diffusione dell’odio online in Italia: il linguaggio d’odio non solo aumenta, ma si radicalizza e si adatta ai nuovi contesti.

Il progetto di Vox Diritti – realizzato in collaborazione con Università degli Studi di Milano (Dipartimento di Diritto pubblico Italiano e sovranazionale), l’Università di Bari Aldo Moro, Sapienza – Università di Roma e The Fool – evidenzia un incremento dell’antisemitismo, passato dal 6,59% di due anni fa al 27% attuale, e una costante esposizione delle donne ai discorsi d’odio, che rappresentano il 50% dei casi analizzati. Il fenomeno si espande, polarizzandosi sempre più attorno a specifiche categorie bersaglio.

Uno degli aspetti più rilevanti emersi riguarda il rapporto tra stereotipi e viralizzazione dell’hate speech. Nel caso dell’antisemitismo, la componente stereotipica è dominante, mostrando come vecchie narrazioni pregiudiziali siano ancora radicate e pericolosamente attuali. Al contrario, per quanto riguarda la misoginia, il ruolo dello stereotipo appare marginale, suggerendo un cambiamento culturale profondo, anche se la misoginia resta un fenomeno preoccupante e diffuso con nuove dinamiche di espressione.

 

Un’analisi approfondita delle nuove forme dell’odio

L’analisi ha preso in esame oltre 1.980.712 post su X, evidenziando come l’odio online si concentri su gruppi specifici e si intensifichi in determinati contesti sociali e politici. Il lavoro degli esperti ha impiegato metodologie avanzate di analisi dei dati per comprendere la formazione e la diffusione dei discorsi d’odio, analizzando le modalità con cui certe narrazioni discriminatorie vengono amplificate nei social network.

La misoginia, pur essendo il fenomeno più diffuso, si manifesta in modo trasversale, coinvolgendo diverse fasce della popolazione. Un dato particolarmente significativo riguarda il genere degli autori dell’hate speech misogino: il 20,81% dei messaggi proviene da donne stesse, mentre il 30,15% da uomini. Questo aspetto apre riflessioni sulle pressioni sociali e sui meccanismi di interiorizzazione dei pregiudizi.

L’antisemitismo, invece, ha registrato una crescita esponenziale legata alla diffusione di teorie complottiste, alla polarizzazione politica e alla persistenza di stereotipi storici che si ripropongono in nuove forme, adattandosi al contesto attuale. Inoltre, l’odio contro gli ebrei risulta spesso correlato ad altri tipi di discriminazione, come quella contro le donne ebree o gli stranieri.

Altri dati preoccupanti emergono anche per le altre forme di intolleranza. L’islamofobia è al 5% del totale dell’hate speech analizzato, mentre la xenofobia si attesta all’11%. Omotransfobia e abilismo registrano rispettivamente il 4% e il 3% del totale delle espressioni d’odio online. I picchi di odio contro migranti e musulmani sono spesso correlati a eventi di cronaca, come attacchi terroristici o episodi di criminalità, dimostrando come la percezione pubblica sia influenzata da narrazioni mediali e politiche.

 

Il ruolo della tecnologia e la necessità di nuove strategie di contrasto

Uno degli aspetti più critici emersi dalla ricerca riguarda l’impatto delle nuove restrizioni imposte dalla piattaforma X sull’estrazione dei dati. La collaborazione con The Fool è stata essenziale per riuscire a raccogliere e analizzare un volume significativo di contenuti, ma le difficoltà incontrate evidenziano quanto sia urgente trovare nuovi strumenti e metodologie per monitorare l’hate speech online.

La riduzione dell’accesso ai dati da parte delle piattaforme social rischia di rendere più complesso il lavoro di ricerca e di limitare la capacità di individuare e contrastare le dinamiche discriminatorie in rete.

Se l’odio si adatta e muta, anche le strategie per contrastarlo devono evolversi. La crescita dell’antisemitismo e la persistente centralità della misoginia dimostrano quanto sia necessario continuare a studiare e contrastare questi fenomeni con strumenti sempre più sofisticati. La ricerca e l’analisi dei dati restano strumenti fondamentali, ma da sole non bastano. Serve una maggiore regolamentazione delle piattaforme digitali, un impegno più incisivo da parte delle istituzioni e un’educazione costante per decostruire i pregiudizi prima che si trasformino in odio.

La Mappa dell’Intolleranza 8 non è solo un’analisi del presente, ma un campanello d’allarme per il futuro. L’odio in rete è il riflesso di tensioni sociali profonde: monitorarlo, comprenderlo e contrastarlo è l’unico modo per impedire che si trasformi in violenza reale.

Per tutti i dati e per maggiori informazioni, consultare la Mappa completa, disponibile in PDF.