In occasione della Giornata internazionale delle persone migranti, è stato presentato a Roma nella sede della Stampa estera, il XII Rapporto dell’Associazione Carta di Roma “Notizie di contrasto”, dodicesima edizione curata dall’Associazione Carta di Roma e dall’Osservatorio di Pavia, analizza come stampa, social e telegiornali abbiano rappresentato persone migranti e persone rifugiate.
I titoli sulle prime pagine della stampa
Nel 2024, le prime pagine dei quotidiani italiani – tra cui Avvenire, La Stampa, Il Giornale e La Repubblica – mostrano un netto calo dell’attenzione verso la questione migratoria, con 897 titoli rilevati, pari a una diminuzione del 42% rispetto al 2023, quando nello stesso periodo si contavano 1536 titoli. Il declino è ancora più evidente in testate come Il Giornale (-60%) e La Repubblica (-48%).
Nonostante questa flessione, il tema dei flussi migratori ha mantenuto la sua centralità. L’agenda dei temi vede prevalere i “Flussi migratori” (58% degli articoli), seguiti da “Società e cultura” (22%) e “Economia e lavoro” (7%). Il tema dell’“Accoglienza” rimane marginale, rappresentando solo il 2% della copertura. Rispetto agli anni precedenti si evidenzia la centralità dei flussi migratori: in 1 titolo su 2 si tematizzano in modo specifico le questioni relative al controllo delle frontiere, agli arrivi via mare, alla gestione stessa delle operazioni di ricerca e soccorso in mare, all’applicazione delle norme relative a rimpatri, respingimenti e accoglienza.
Il vocabolario della stampa sulle migrazioni
Nei primi 10 mesi del 2024, la stampa italiana ha prodotto 4.511 titoli sulle migrazioni, registrando una riduzione rispetto al 2023 (-34%), segno dell’assenza di picchi di attenzione rilevanti ma non di una diminuzione dell’importanza del tema nell’agenda dei media.
Un tema ricorrente, come emergerà anche dall’analisi lessicale, è quello dell’accordo tra Italia e Albania sui centri per migranti, trattato in vari momenti chiave come l’approvazione delle normative nei due paesi, la campagna elettorale per le europee, la visita di Meloni in Albania, il trasferimento dei primi migranti ad ottobre e la frizione tra governo e magistratura per le sentenze che hanno sospeso il trattenimento di migranti.
Rimane debole la correlazione tra il numero di arrivi via mare e la produzione di titoli dal 2013 al 2024, suggerendo che i media trattano il tema in base a logiche specifiche trascendono l’effettiva pressione migratoria. Nel 2024, in media, è stato pubblicato un titolo ogni 30 persone arrivate, segnando una diminuzione rispetto al 2023 (1 titolo ogni 21 arrivi).
Nel 2024, la copertura mediatica del tema migratorio si è mantenuta principalmente all’interno delle testate nazionali più diffuse: le prime 10 testate per quantità di titoli generati sulle migrazioni (Avvenire, Libero Quotidiano, La Stampa, Il Giornale, Corriere della Sera, La Repubblica, Il Sole 24 Ore, Il Fatto Quotidiano, QN Giorno/Carlino/Nazione, Il Messaggero) raccolgono il 90% dell’intero corpus di titoli del 2024.
L’analisi delle parole più frequenti nei titoli del 2024 riflette la preminenza delle istituzioni politiche nel discorso mediatico sulle migrazioni: «migrante» (631 occorrenze), «Italia» (201), «Meloni» (199), «UE» (173), «Albania» (135), «Salvini» (123), «governo» (112). I termini che evocano gli arrivi di migranti, come «sbarco» o «mare», sono meno assidui che in passato e si presentano con una frequenza inferiore a quelli che rimandano alla tematizzazione politica del fenomeno. Altri termini distintivi includono “Israele” e “Gaza” per la crisi dei rifugiati palestinesi, “lavoro” (81) e “caporalato” (49) per la condizione lavorativa degli stranieri in Italia, e in misura minore «cittadinanza» (43) e «Ius scholae» (23) per il confronto sulla riforma della legge sulla cittadinanza.
Il linguaggio allarmistico e polarizzante nei media
Si osserva un filo conduttore costante nella copertura mediatica del fenomeno migratorio, dal 2013 al 2024: quello dell’emergenza perpetua. I media continuano a rappresentare le migrazioni come una “crisi permanente”, con un linguaggio allarmistico che relativamente registra la costante presenza di parole come “emergenza”, “crisi”, “allarme”, e “invasione” (5.728 occorrenze) nel periodo 2013-2024, anche se con una lieve diminuzione nell’ultimo anno.
La parola simbolo del 2024 è «Albania», in relazione all’accordo sui centri per migranti fuori dall’Europa. La cornice è quella di una crisi normativa, con il dibattito che si concentra sulla legittimità del decreto rispetto al diritto internazionale e alle direttive della Corte europea, generando tensioni tra governo e autorità giudiziarie.
L’analisi lessicale ha restituito tre classi semantiche principali: Norme (49% dei lemmi), con una predominanza del lessico politico-legislativo legato a: politiche migratorie nazionali ed europee, accordi bilaterali e gestione dei flussi migratori e dibattiti politici in Italia e in Europa. Lavoro (16% dei lemmi), con un focus su: problemi di sfruttamento, caporalato e incidenti sul lavoro, esperienze di integrazione e inclusione attraverso il lavoro e quote d’ingresso e opportunità lavorative per stranieri. Traversata (35% dei lemmi, con una narrazione centrata su: arrivi via mare, naufragi e operazioni di salvataggio, migrazioni forzate da zone di conflitto e crisi umanitarie e dibattiti sulle Ong e gestione delle emergenze.
La migrazione è principalmente presentata come questione politica, con toni polarizzanti e un lessico rigido che enfatizza i contrasti. Nel 2024, vi è una riduzione dell’attenzione sugli “sbarchi”, nonostante il lessico rimanga invariato, e una minore copertura sulle questioni di integrazione e protezione umanitaria, eccetto per aspetti legati a legalità e sicurezza sul lavoro. Nel contempo, tuttavia, l’associazione tra immigrazione e criminalità è meno centrale che in passato, sebbene con significative differenze tra i media.
Il termine stigmatizzante «clandestino» è apparso 1.772 volte nei titoli della stampa italiana tra il 2013 e il 2024, con un picco nel 2017 e 2018, e una successiva tendenziale riduzione. Nei primi 10 mesi del 2024, il termine è stato usato 37 volte, pari all’1% del totale dei titoli. L’uso della parola «clandestino» suggerisce implicitamente che chi migra agisca in modo nascosto e illegale, alimentando così diffidenza, stereotipi e pregiudizi. La Carta di Roma raccomanda di abbandonare questa terminologia, considerata impropria e lesiva della dignità di persone che cercano protezione, e di adottare termini più neutri e corretti.
Il dibattito sulla cittadinanza nei social media
Su Facebook (FB), il 18% dei 6.232 post sul tema della cittadinanza è stato prodotto da soggetti politici, il 7% da media e giornalisti, e il 75% da un pubblico generico (associazioni, utenti comuni, ecc.).
L’andamento mensile dei post sui tre gruppi evidenzia un comportamento sorprendentemente sincronizzato, con un livello di attenzione relativamente stabile da gennaio a luglio, seguito da un picco significativo in agosto e settembre. Tale picco è stato determinato dal dibattito politico sulla riforma della cittadinanza, in particolare sulla proposta di Ius scholae, avanzata da Forza Italia, che ha catalizzato l’attenzione pubblica e acceso le discussioni politiche, anche tra i partiti di governo.
Il confronto tra i tre gruppi rivela, inoltre, che i media e i giornalisti tendono a trattare il tema con maggiore frequenza in momenti di rilevanza politica, amplificando i messaggi e il framing provenienti dai soggetti politici. Il pubblico generico, invece, risulta più reattivo, partecipando al dibattito in modo estemporaneo, con toni consoni al proprio orientamento sul tema.
Il tema della cittadinanza, affrontato attraverso il prisma dei social media, mette in luce la forte interazione tra politica, media e pubblico nel definire i confini del dibattito pubblico. La stretta correlazione tra le attività dei tre gruppi conferma quanto i social media rappresentino oggi uno spazio di scambio e influenza reciproca, in cui l’agenda politica trova un’eco significativa.
Le migrazioni nei telegiornali di prima serata
Dopo un 2023 caratterizzato da un’attenzione mediatica significativa sui temi migratori, nel 2024 si registra un netto calo di attenzione, con una contrazione del 41% nelle notizie di prime time sui migranti (da 3076 a 1809 nei periodi tra gennaio e ottobre dei due anni). Il 2024 è stato ricco di altri eventi e temi altamente notiziabili, tra i quali il conflitto russo-ucraino e quello in Medioriente, le elezioni europee e le presidenziali statunitensi. Questa ricchezza di temi ‘da prima pagina’ può aver determinato il calo di attenzione alla questione migratoria.
Tutti i telegiornali delle sette reti indistintamente hanno ridotto la copertura dei temi migratori rispetto all’anno precedente, con un calo deciso per alcuni. I due TG che hanno dedicato maggior spazio al tema sono il TG4 e il TG3, rispettivamente con il 7% e il 6,8% delle notizie.
La classificazione in macro temi di tutte le notizie che trattano di migrazioni, razzismo, intolleranza o che hanno come protagonisti migranti mostra come prima voce quella dei Flussi migratori, anche se nel 2024 il peso percentuale di questo tema è nettamente inferiore all’anno precedente (dal 74% del 2023 al 44,3% del 2024). I flussi dei quali si parla sono quasi esclusivamente quelli via mare. Insieme alla cronaca degli arrivi e dei naufragi, l’informazione dei tg punta i riflettori verso il protocollo Italia-Albania e lo scontro tra politica e magistratura che è seguito. Il secondo elemento che accomuna il 2023 al 2024 è il valore basso della voce Accoglienza, che passa dal 3.7% dell’anno scorso al 2,9% di quest’anno. Di accoglienza in senso stretto, cioè di integrazione, asilo, ospitalità, nei tg si parla poco, fatto salvo per i ponti umanitari bambini vittime di conflitti.
Nel 2024, il 41% dei cittadini percepisce l’immigrazione come minaccia alla sicurezza e all’ordine pubblico. Nel corso degli anni, in particolare nell’ultimo quinquennio, le curve della percezione e del numero di notizie sulle migrazioni seguono andamenti simili, segnalando una potenziale influenza del racconto mediatico sulla percezione di rischio associato alle migrazioni. L’ipotesi formulata è dunque che la quantità di copertura spiega solo in parte gli spostamenti nella percezione di insicurezza, mentre appare concorrere con maggiore forza la cornice in cui le migrazioni sono raccontate. Le fasi di “aumento dell’insicurezza” potrebbero essere legate alla permanenza di cornici allarmanti del racconto mediatico, come l’emergenza “invasione” e immigrazione-criminalità; mentre i momenti di “calo dell’insicurezza” potrebbero riflettere un contesto di notizie meno drammatiche, come quelle dell’accoglienza, dell’economia e del lavoro.
Nelle notizie sulle migrazioni, la voce delle persone migranti e rifugiate tende a rimanere ai margini, anche su temi ed eventi che vedono un coinvolgimento diretto dei rappresentanti delle comunità. Nel 2024, solo il 7% dei servizi dei telegiornali include la voce diretta dei protagonisti delle migrazioni, confermando un trend consolidato negli anni recenti. Questo dato segna un notevole allontanamento rispetto al 2022, quando, soprattutto in relazione al conflitto ucraino, le persone migranti e rifugiate erano presenti nel 22% delle notizie, superando persino la politica.
Per tutti i dati e per maggiori informazioni, consultare il Rapporto completo, disponibile in PDF.