Il Sesto Libro Bianco sul razzismo di Lunaria

da | Dic 4, 2024 | Dati

L’Italia non è ancora un paese sicuro per tutti. Questa affermazione è il punto di partenza del Sesto Libro Bianco sul Razzismo in Italia, pubblicato da Lunaria.

Il rapporto raccoglie e analizza i dati relativi a 1.125 casi di razzismo avvenuti tra il 2021 e il 2023, offrendo un quadro chiaro di come discriminazioni e diseguaglianze siano radicate nel tessuto sociale, istituzionale e legislativo del Paese. Il documento, frutto di un lavoro collettivo e di un monitoraggio attento condotto tramite Cronache di Ordinario Razzismo, propone una lettura critica del fenomeno, inserendolo in un contesto globale segnato dall’ascesa di movimenti nazionalisti e xenofobi. Il rapporto descrive il razzismo italiano come sistemico, cioè un fenomeno che non si limita a singoli episodi isolati, ma che è alimentato da una complessa rete di leggi, politiche, narrazioni mediatiche e comportamenti sociali che si rafforzano a vicenda.

Nonostante i rapporti di organismi internazionali, come l’ECRI, sottolineino la necessità di contrastare il razzismo e la xenofobia anche nelle istituzioni, l’Italia sembra essere ancora lontana dal riconoscerne il carattere sistemico. Anzi, spesso le critiche sono accolte con risposte difensive da parte delle autorità, evidenziando una mancanza di consapevolezza o volontà politica per affrontare il problema. Questo quadro è reso ancor più critico dalla crescente legittimazione culturale e politica di discorsi e politiche discriminatorie, che trovano sempre più spazio sia a livello istituzionale che nella società civile.

I numeri e le storie dietro le statistiche

Il rapporto di Lunaria non si limita a fornire dati numerici, ma racconta venti storie che rappresentano la punta di un iceberg molto più grande. Tra queste, troviamo episodi che hanno avuto un forte impatto mediatico, come l’omicidio di Willy Monteiro Duarte, e vicende meno conosciute ma ugualmente significative per comprendere il razzismo diffuso in Italia.

I casi raccolti dimostrano che il razzismo non è confinato a un’unica dimensione, ma si manifesta attraverso una pluralità di forme: dal razzismo istituzionale, che si concretizza in leggi e politiche discriminatorie, al razzismo popolare, che si esprime in aggressioni, insulti e stereotipi. La xenofobia si intreccia spesso con altre forme di discriminazione, come il sessismo e l’islamofobia, creando una rete di esclusione che colpisce in modo particolare le donne straniere, le comunità Rom e le persone LGBTQIA+.

Il razzismo si manifesta anche nel linguaggio quotidiano e nella narrazione mediatica, che troppo spesso riduce le persone a stereotipi o le dipinge come minacce. Questo clima favorisce l’aumento delle aggressioni razziste, ma anche l’indifferenza o la giustificazione delle discriminazioni da parte della società.

Le politiche e il razzismo istituzionale: un problema che parte dall’alto

Una delle analisi più incisive del Sesto Libro Bianco riguarda il razzismo istituzionale, cioè quello prodotto da leggi e politiche che discriminano sistematicamente alcune categorie di persone. Dal mancato riconoscimento della cittadinanza italiana ai figli di genitori stranieri alla gestione repressiva delle migrazioni, il rapporto evidenzia come lo Stato italiano contribuisca attivamente a perpetuare disuguaglianze e discriminazioni.

Ad esempio, il nuovo Patto sulla Migrazione e l’Asilo dell’Unione Europea, pur presentato come un passo avanti nella gestione dei flussi migratori, continua a privilegiare un approccio securitario, basato sul contenimento piuttosto che sull’integrazione. In Italia, questo si traduce in misure come i CPR (Centri di Permanenza per il Rimpatrio), spesso criticati per le condizioni degradanti e le violazioni dei diritti umani.

Il Libro Bianco denuncia anche l’uso strumentale del linguaggio politico, che dipinge i migranti come minacce alla sicurezza e all’identità nazionale. Questo tipo di narrazione non solo giustifica politiche repressive, ma alimenta un clima di paura e diffidenza che si riflette nella vita quotidiana delle persone. Anche la recente legge n. 50/2023, presentata come una riforma del welfare, è criticata per aver introdotto criteri che penalizzano i cittadini stranieri nell’accesso ai servizi essenziali, rafforzando un sistema di esclusione che mina i principi di uguaglianza sanciti dalla Costituzione.