Un libro in pillole: L’invenzione del Sahel

da | Set 20, 2024 | News

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I flussi migratori provenienti dalla regione del Sahel sono spesso associati a stereotipi di violenza e insicurezza, per questo è fondamentale fare chiarezza su realtà complesse come quella saheliana.

La percezione di pericolo legata ai migranti dal Sahel viene rafforzata da narrazioni mediali e politiche, rappresentazioni semplificate e pericolose, che la Rete nazionale per il contrasto ai discorsi e ai fenomeni d’odio si impegna a decostruire promuovendo la diffusione di conoscenze approfondite e non stereotipate.

Attraverso la sua ricerca, Amselle cerca di mostrare come le rappresentazioni del Sahel non riflettano tanto la realtà della regione, quanto un’immagine costruita attraverso lenti coloniali, che continuano a influenzare la percezione pubblica e politica. Viene proposto, dunque, un nuovo sguardo sulla regione, che si allontani dalle narrazioni islamofobe e razziste, e invita a comprendere la complessità culturale e storica del Sahel al di là degli stereotipi.

 

L’invenzione del Sahel. Narrazione dominante e costruzione dell’Altro di Jean-Loup Amselle, 2023, Meltemi editore, 174 pagg., € 16,00

Amselle
Antropologo e Directeur d’études all’École des Hautes Études en Sciences Sociales di Parigi, ha svolto gran parte delle sue ricerche in Nuova Guinea, Mali e Costa d’Avorio, affrontando i temi dell’identità, del multiculturalismo e del post-colonialismo.

Cos’è il Sahel?
Non una semplice fascia che collega geograficamente la fine del deserto del Sahara alla savana. Le carestie, la siccità e le insurrezioni che hanno colpito il territorio negli anni Settanta lo ha reso in apparenza una regione pericolosa, “una categoria instabile e ibrida, a metà tra deserto e savana, tra nomadismo e sedentarietà, tra popolazioni “bianche” (mori, tuareg), “rosse” (peul) e “nere” (bambara, wolof, mossi, ecc.), tra animismo e Islam”.

La costruzione della cultura saheliana
Nella sua opera Lagrange riconduce l’alto tasso di criminalità della popolazione saheliana a fattori culturali come l’alto tasso di fertilità, padri di famiglia autoritari, poligamia, diffuso fallimento scolastico e la povertà. Tale costruzione culturale è stata oggetto di critica di molti scienziati sociali che “hanno messo in luce la scarsa considerazione del razzismo della polizia e delle autorità scolastiche nella sovra rappresentazione di alcuni gruppi in termini di insuccesso scolastico e delinquenza. È stata anche sottolineata la necessità di tenere conto dell’ordine di arrivo in Francia dei diversi gruppi considerati, contrariamente a un approccio cultural-razzista e indubbiamente islamofobo che non osa dirsi tale”.

Retoriche del potere
In Mali, una parte del Sahel, le organizzazioni politiche del passato hanno seguito due modelli, gerarchico ed egualitario, che vengono rievocati dalla retorica politica contemporanea. Amselle cerca di “comprendere questi modelli del passato e i concetti da essi veicolati come un quadro di riferimento, come altrettanti elementi di una filosofia politica non scritta che si riferisce nell’immaginario non tanto a formazioni politiche realmente esistite in passato, quanto alle interpretazioni che ne sono state date”.

Escissione: una pratica contestata
La maggior parte delle persone musulmane in Mali intervistate da Amselle concordano “sul fatto che l’escissione è indispensabile se si vuole contenere il desiderio (nègè) incontrollabile delle donne ed evitare che cadano nella prostituzione. Tuttavia alcuni, tra cui i wahhabiti, affermano di aver rinunciato a questa pratica o in quanto pratica non fondamentale per l’Islam o perché rispettano il volere dei membri della famiglia conquistati dall’ossessione igienista dell’Occidente”. Tuttavia, la riappropriazione di questa pratica è uno strumento politico per ottenere o mantenere il potere: “i leader politici laici del Mali difendono ufficialmente gli imperativi occidentali sulla circoncisione femminile e sull’omosessualità perché sono obbligati a farlo se vogliono rimanere al potere, anche se non vogliono privarsi, allo stesso tempo, del sostegno dei leader religiosi musulmani più popolari”.

Sahel fantasma
“Con l’invenzione della categoria di Sahel all’inizio della colonizzazione, e no al suo utilizzo odierno, la Francia e il Mali non hanno più smesso di guardarsi con sospetto. È la proiezione di un immaginario fantasma, di una parte dell’Africa che ha la consistenza di un sogno, di un safari avventuroso dove si inseguono le fantasie di una casta militare nostalgica di un’epoca passata, un’epoca in cui la Francia contava ancora sulla scena internazionale, mentre adesso non può nemmeno più giocare alla guerra”.