#Youthforchange: Università #hatefree

da | Giu 21, 2024 | Campagne

Acerra FB
Università #hatefree: come l’università può partecipare all’inclusione

Sara Pomicetti ed Eleonora Severi, studentesse del corso Media e Sicurezza dell’Università di Bologna, hanno realizzato la campagna Università #hatefree seguendo le linee guida fornite dal Vademecum Università #hatefree e in risposta alla nostra call to action #YOUTHFORCHANGE: semi contro l’odio.

L’Università di Bologna aderisce a un ambizioso progetto volto a contrastare ogni forma di discorso e crimine d’odio, reati che sono fortemente in crescita, soprattutto negli spazi virtuali. Secondo quanto emerge dall’indagine effettuata in collaborazione con la Rete Nazionale contro i discorsi e i crimini d’odio, la maggior parte delle università esaminate sono favorevoli a iniziative per rendere gli atenei più inclusivi e rispettosi della diversità. Il ruolo delle università deve coincidere con un luogo di inclusione e dialogo tra diverse visioni del mondo. Per questa ragione, il Vademecum da noi proposto si compone di diversi punti, e in particolare andremo ad analizzare la parte dedicata a migranti e rifugiati.

Definizioni

L’immigrazione costituisce uno degli argomenti più discussi dell’attualità, e spesso strumentalizzato dalla politica. Il vademecum ha l’obiettivo di favorire la diversità, attraverso iniziative mirate ad ampliare il numero di persone che hanno accesso agli studi. Innanzitutto, è necessario operare una distinzione tra immigrato e rifugiato, in quanto il primo indica una persona che si trasferisce in modo provvisorio o definitivo in un paese estero, solitamente a fini economici. Lo status di rifugiato o richiedente asilo, come sancito dalle Convenzioni di Ginevra, implica uno spostamento dettato da cause di forza maggiore (guerre, discriminazioni o, sempre più frequentemente, catastrofi naturali).
Il fenomeno migratorio viene rappresentato attraverso due prospettive contrapposte (frame): una securitaria, che vede nelle migrazioni una minaccia alla sicurezza e all’ordine pubblico e una umanitaria che vede il migrante solo come una vittima per cui provare pietà. Entrambi gli approcci possono rivelarsi estremamente pericolosi e riduttivi, per la comprensione di un fenomeno così complesso.

Progetti

È importante che le università mettano in atto progetti volti ad includere migranti e rifugiati. Studiare è un diritto per tutti come sancito dai global goals delle nazioni unite, alcuni progetti leader in questo campo sono Unicore e Scholars at risk. Il primo è promosso dagli atenei italiani ed è in collaborazione con l’alto commissariato delle nazioni unite per i rifugiati.

Questo progetto offre la possibilità di compiere studi universitari in Italia per persone che provengono da Kenya, Niger, Nigeria, Sudafrica, Uganda, Zambia e Zimbabwe. In tutto partecipano 33 università e sono 61 i posti disponibili. Per promuovere una maggiore integrazione, potrebbe essere necessario aumentare il numero di posti.
L’iniziativa Scholars at Risk fornisce sostegno a tutti gli studenti – rifugiati e non – che nei loro Paesi di origine subiscono gravi discriminazioni e vedono i loro diritti violati. L’obiettivo è quello di amplificare la voce di studenti e studentesse provenienti da comunità marginalizzate del Sud Globale (minoranze perseguitate per ragioni etniche, religiose, di orientamento sessuale…). Un altro progetto è Unibo for Refugees che offre un corso di orientamento per coloro che sono interessati ad iscriversi, l’iscrizione ai singoli corsi è gratuita come delle lezioni di italiano.

Obiettivi

Oltre a partecipare a iniziative che hanno lo scopo di includere migranti e rifugiati all’interno degli atenei è importante anche promuovere studi, ricerche e borse di studio che siano mirate a trattare il tema dei migranti e la necessità di integrazione di questi. È necessario, inoltre, che vengano promosse delle ricerche e studi che trattino la de-colonizzazione non facendo sempre riferimento alla prospettiva eurocentrica che non tiene conto del punto di vista dei colonizzati ma solo dei coloni. L’integrazione è un processo che si basa anche sulla conoscenza della lingua del paese di arrivo che è un requisito indispensabile per le persone rifugiate e richiedenti asilo, molti paesi offrono infatti corsi di lingua ma questo non è abbastanza. È infatti importante tenere conto che ogni persona ha esigenze di apprendimento specifiche e i metodi di insegnamento ne devono tenere conto. L’università deve anche impegnarsi a promuovere pratiche di multilinguismo come il rispetto per la diversità linguistica e la possibilità di usufruire di servizi di mediazione linguistica e interpretariato per garantire che le informazioni, i servizi e le risorse siano accessibili a tutti. La diversità linguistica va considerata come un valore e non una barriera che va ad ostacolare l’apprendimento.

Quando si parla di fenomeni migratori e di persone rifugiate bisogna prestare attenzione al linguaggio utilizzato per non ricorrere all’uso di toni allarmistici e di vittimizzazione che
possono portare alla creazione di un clima ostile all’integrazione di migranti e rifugiati, ma piuttosto un linguaggio volto all’inclusione e all’integrazione delle persone di cui si parla.