Perché l’antisemitismo italiano ‘a bassa intensità’ è pericoloso e pervasivo
a cura di Betti Guetta, CDEC, Osservatorio Antisemitismo
L’antisemitismo si esprime in modi diversi che cambiano a seconda della situazione e del contesto politico, economico, sociale. Le fasi di latenza si alternano con quelle attive in cui per problemi internazionali, crisi economiche, mutamenti sociali e culturali particolarmente accelerati, l’antisemitismo torna a farsi visibile e a riguadagnarsi la dicibilità pubblica.
Se in condizioni di latenza l’antisemitismo occupa territori sociali e culturali circoscritti, l’attuale congiuntura di pandemia e di crisi economica crea un clima favorevole alla riemersione di attitudini antisemite, razziste, xenofobe. Tuttavia, i fattori più importanti riguardano la permanenza di pregiudizi e stereotipi storicamente radicati nella società, la diffidenza nei confronti della diversità, dell’altro da sé e il diffuso pensiero complottista. La teoria del capro espiatorio si accorda all’attuale congiuntura socio-economica e pandemica di paure e incertezze, insicurezza per cui si cerca un responsabile, colpevole.
Per molti in Italia c’è un antisemitismo che si potrebbe definire ‘a bassa intensità’ che è però pervasivo e continuamente messo in circolazione. Un antisemitismo ‘a bassa intensità’ non significa un antisemitismo senza conseguenze: è proprio il fatto che diventa senso comune, che lo rende pericoloso perché finisce per derubricare atti di antisemitismo e razzismo per ‘cose normali’, non intenzionali, innocue, scherzi senza conseguenze.
L’antisemitismo è un problema attuale che osserviamo nel linguaggio, negli eventi di cronaca, nel web. L’uso di pregiudizi o stereotipi per denigrare gli ebrei, disprezzo, allusioni o derisioni tendono a divenire mainstream anche perché l’odio in rete viaggia velocemente.
Le principali caratterizzazioni del linguaggio degli antisemiti sono il neonazismo, il cospirativismo e l’antisionismo. Tuttavia, permane un antisemitismo generico basato su pregiudizi e antichi stereotipi economici e di potere secondo cui gli ebrei sono tutti ricchi, legati occultamente tra di loro, tendono alle cospirazioni e al dominio del mondo (“la piovra sionista”), sono sfruttatori, razzisti, elitari, fedeli a Israele e internazionalisti.
Il termine antisemitismo è molto ampio, comprende uno spazio semantico che va dall’espressione di pregiudizi, stereotipi, opinioni ad azioni concrete più o meno gravi. Può riguardare l’ebreo, gli ebrei, l’ebreo immaginario, oppure Israele, i “sionisti” e via dicendo. Si può esprimere nel discorso pubblico o privato, può avvenire on line oppure nella vita concreta come testimonia l’ultimo gravissimo fatto di cronaca – l’aggressione del dodicenne da parte di due ragazzine quindicenni avvenuto in provincia di Livorno due giorni fa.
Una recente indagine qualitativa svolta dall’Osservatorio antisemitismo del CDEC su un panel di docenti, studiosi e giornalisti, ha evidenziato che l’antisemitismo per la sua vitalità e trasversalità spazio-temporale è un problema complesso, ambiguo, mutevole ma costante.
<<L’antisemitismo è una precisa Weltanschauung, una visione del mondo, al cui centro c’è il fantasma dell’ebreo, l’ebreo cospiratore, l’ebreo portatore del male. Tutta una serie di cose che nascono sullo sfondo dell’antigiudaismo che è una delle componenti essenziali e fondamentali del pensiero occidentale, anche illuminista, anche razionalista>>
Alcuni intervistati nell’indagine sottolineano la molteplicità dei fattori all’origine altri ragionano su dimensioni specifiche, qualcuno ne fa una lettura più psicologica, antropologica, altri una lettura storica o socioeconomica. Alcuni ne fanno un discorso di motivazione e responsabilità collettiva di un Paese, altri ne sottolineano le motivazioni individuali, private. L’antisemitismo viene rappresentato come una ideologia /visione del mondo; oppure come una forma di pregiudizio, una espressione di antipatia e invidia verso gli ebrei. O anche come una attitudine di avversione/ostilità verso Israele in quanto entità ebraica.
Con il web, lo spazio di espressione dell’antisemitismo e la visibilità dei sentimenti antisemiti sono cresciuti enormemente; gli autori dei principali attacchi antisemiti nel 2019 sono stati attivi nel diffondere propaganda antisemita online, attraverso reti internazionali di attivisti simili. “Ciò che accade su Internet non rimane su Internet” e le reti che propagano il discorso d’odio, qualunque sia l’ideologia che lo ispira, possono avere un impatto diretto sulla vita di gruppi presi di mira. La facilità con cui oggi è possibile produrre e distribuire contenuti in rete crea una complessità che trasforma il rapporto con la “conoscenza”. In particolare, i social media:
- sono orientati dagli algoritmi che mettono in contatto persone che la pensano nello stesso modo, sono uno specchio che rafforza le proprie convinzioni;
- non hanno moderatore;
- estremizzano le posizioni degli utenti;
- amplificano le voci di minoranza;
- aumentano l’aggressività per la velocità delle reazioni;
- rendono più violento il linguaggio per l’effetto anonimato.
Rispetto al ruolo che gioca in Italia il governo e le istituzioni politiche nel segnalare il pericolo di crescita dell’antisemitismo, gli intervistati esprimono opinioni controverse: c’è chi sostiene che le Istituzioni italiane hanno lavorato e stiano lavorando bene per fronteggiare l’antisemitismo, altri sostengono che il contrasto dello Stato è ancora troppo debole.
Per fronteggiare l’antisemitismo occorre:
- Valorizzare la storia del popolo ebraico; equilibrare il rapporto tra identità e memoria: cercare di svincolare il lavoro sull’antisemitismo dall’Olocausto e ancorarla maggiormente all’antichità della storia ebraica nel suo complesso;
- Sviluppare il lavoro di educazione e formazione; anche l’educazione ai nuovi media online e l’alfabetizzazione digitale sono molto importanti;
- Estendere il dibattito pubblico su antisemitismo e razzismo in generale ed essere forti nel condannare ogni azione di intolleranza e di odio;
- Favorire il dialogo fra culture consentendo quindi di conoscere il mondo ebraico nel suo complesso;
- Porre l’antisemitismo in rapporto ad altre forme ed espressioni di intolleranza;
- Creare alleanze e occasioni di incontro nel mondo dello sport, del calcio, dove spesso si incontrano episodi di antisemitismo e/o di banalizzazione;
- Perseguire penalmente i discorsi e le azioni di odio;
- Rispondere, fare disseminazione, laddove più forte è l’antisemitismo, ossia nel web e sui social media.
Nell’ottica della progressiva scomparsa dei testimoni, molti sottolineano l’importanza dell’educazione e della formazione “portate avanti in modo continuo e serio, perché le posizioni antisemite non possano più nascere dall’ignoranza o dalla scarsa conoscenza”.
Tuttavia, alcuni ritengono ormai necessario anche un impegno sul piano legislativo per disincentivare lo hate speech, i discorsi e le azioni di matrice antisemita attraverso iniziative giuridiche e penali.