“Hate Speech – Riflessioni, pratiche e proposte contro l’odio in rete” è il titolo del 15° dei Quaderni pubblicati dalla Fondazione Benvenuti in Italia. Nel corso della sua pubblicazione, nel mese di maggio del 2021, era in corso il dibattito pubblico sul disegno di Legge Zan, punto di arrivo di una crescente attenzione pubblica, sociale e politica sul discorso d’odio.
Negli ultimi anni sono stati messi in campo numerosi progetti per capire e monitorare l’odio, tra cui quello della Rete Nazionale contro i discorsi e i fenomeni d’odio. Le stesse piattaforme social hanno sviluppato una maggiore sensibilità nel controllo dei discorsi che possono incitare alla violenza.
Quanta distanza c’è tra atteggiamenti e violenze verbali? Anche se ne può trarre una relazione diretta, si colgono numerosi parallelismi in questa direzione.
Il quaderno raccoglie vari contributi che analizzano ciascuno un aspetto dell’hate speech.
In particolare Alessandra Vitullo, membro della nostra Rete, pone l’accento sulla necessità per gli educatori di contro-narrare e decostruire linguaggi d’odio e fake news, in particolare quelli presenti online a cui bambini e ragazzi sono particolarmente esposti.
Contrariamente al mito dei “nativi digitali” infatti, i ragazzi non padroneggiano automaticamente e in maniera critica le nuove tecnologie solo per il fatto di utilizzare uno smartphone. Al contrario, ragazzi che fanno un uso esclusivo di questo device acquisiscono minori capacità tecniche e creative rispetto a coloro che usano anche altri mezzi di navigazione.
Il contributo di Giacomo Molinari analizza in maniera approfondita il tema della comunicazione sovranista in Italia e la sua correlazione con hate speech e fake news. Il sovranismo infatti si identifica come uno dei maggiori mezzi di diffusione dei messaggi di intolleranza ed esclusione. La narrazione sovranista è imperniata sul noi-amico e loro-nemico e il concetto di sovranità nazionale viene contrapposto alla globalizzazione, vista come un pericolo per la propria comunità di riferimento, che deve rimanere immutabile.
Marco Stranisci, Cristina Bosco, Viviana Patti e Giancarlo Ruffo riflettono sulla definizione del linguaggio d’odio e sulle ricerche nell’ambito della linguistica computazionale, e cioè di come l’intelligenza artificiale sia in grado di riconoscere questo tipo di messaggi in maniera automatica.
Michele Messina infine si concentra sull’osservazione dei gruppi su Facebook dedicati allo scambio di meme tematici che si moltiplicano nell’ambiente online francofono, tra ironia e contestazione.