Intervento della Rete contro l’odio alla Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza del Senato
Buongiorno, onorevoli senatrici, onorevoli senatori, e grazie per avermi invitato oggi in audizione presso questa Commissione.
Sono Federico Faloppa, sono professore di linguistica presso l’Università di Reading (UK) e da circa vent’anni mi occupo di linguaggio e discriminazione. Sono inoltre uno dei sedici esperti nominati dal Consiglio d’Europa per redigere le nuove raccomandazioni del Consiglio in tema di discorsi d’odio. Oggi sono qui nella veste di Coordinatore della Rete nazionale per il contrasto ai discorsi e ai fenomeni d’odio, che qui rappresento e di cui qui mi faccio portavoce. La Rete per il contrasto ai discorsi e ai fenomeni d’odio è nata ufficialmente nel luglio 2020, allo scopo di raccogliere e condividere dati e ricerche, sostenere azioni di advocacy, mettere in dialogo studiosi e studiose, associazioni, e istituzioni, proporre attività di formazione a più livelli, contrastare la disinformazione e promuovere buone pratiche di narrazione, facilitare la progettazione e lo scambio di percorsi educativi e formativi, sensibilizzare la società civile.
La Rete per il contrasto ai discorsi e ai fenomeni d’odio include una quarantina di soggetti, tra cui ricercatori e ricercatrici di otto università; ONG nazionali e transnazionali (Action Aid, Amnesty Italia, Cospe, Emergency); associazioni come Arci Nazionale, Articolo 3 di Mantova, Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione, Avvocatura per i diritti LGBTI – Rete Lenford, Associazione Carta di Roma, Associazione Giulia Giornaliste, Lunaria di Roma, Vox Diritti di Milano; centri di ricerca e osservatori come il CNR di Palermo, MediaVox dell’Università Cattolica di Milano e l’Osservatorio di Pavia; le Commissioni Pari Opportunità della Federazione Nazionale della Stampa e dell’USIGRAI; il Consiglio Nazionale Forense; tre Fondazioni (Alexander Langer di Bolzano, Fondazione Bruno Kessler di Trento e Fondazione Pangea di Roma), e il movimento transnazionale nato in seno al Consiglio d’Europa No hate speech Movement.
Per questi numeri, e per le sue caratteristiche, la Rete costituisce un progetto unico nel suo genere in Italia e in Europa, perché mette insieme – e in dialogo – le più importanti realtà che da diverso tempo si occupano di mappare e combattere i discorsi e i fenomeni di odio. E lo fa con un approccio olistico e multidisciplinare che consente non solo di approfondire tutti gli aspetti legati ai discorsi e ai fenomeni d’odio, ma anche di coprire tutti gli ambiti che è necessario presidiare per azioni sempre più efficaci, dalla ricerca alla proposta normativa, dagli interventi nelle scuole per combattere bullismo, discriminazioni e intolleranze – e per favorire una cultura dell’inclusione e della “convivenza delle differenze” – ai dibattiti pubblici, al fine di offrire con linguaggio accessibile, informazioni aggiornate, analisi, argomenti.
Con questi obiettivi, e con questo approccio, abbiamo lavorato nell’ultimo anno per diffondere dati provenienti da monitoraggi quantitativamente rappresentativi quali ad esempio le Mappe dell’Intolleranza di VoxDiritti, il Barometro dell’Odio di Amnesty, il rapporto di Carta di Roma. Abbiamo intrapreso azioni di advocacy a favore del disegno di legge Zan, e per chiedere l’istituzione – anche nel nostro paese – di una Commissione per i diritti umani. Abbiamo partecipato alle campagne dell’UNAR e abbiamo lanciato campagne originali quali quella sulla consapevolezza e sul contrasto al fenomeno, molto diffuso nei mesi scorsi, dello zoombombing. Abbiamo contribuito alla progettazione e all’offerta di corsi di formazione per giornaliste e giornalisti, avvocate e avvocati, ufficiali delle forze dell’ordine, operatori e mediatori culturali. Abbiamo proposto – con riscontri molto incoraggianti – una serie di webinar di approfondimento tematico, come quello sull’odio online contro le donne (novembre), quello sulle nuove geografie dei discorsi d’odio online (dicembre), quello sull’antisemitismo online, o come quelli del ciclo “Dialoghi in Rete” su Internet governance e hate speech (aprile), su Discriminazioni multiple e odio intersezionale (maggio), sul ddl Zan (giugno), e – prossimamente – sui movimenti di estrema destra e discorsi d’odio transnazionali (fine luglio), su stereotipi misogini e xenofobi nei libri di testo, su data gender gap e monitoraggio dell’hate speech, sulle “vittime” dei discorsi d’odio (autunno 2020).
Inoltre, particolare attenzione abbiamo rivolto all’ambito normativo, nel quadro della giurisprudenza esistente e di possibili specifiche proposte relative all’hate speech online; all’educazione digitale; alla diffusione di contro-narrazioni; all’analisi comparata di discorsi d’odio in chiave europea, anche grazie ai rapporti con il comitato di esperti del Consiglio d’Europa e alla partecipazione di molti dei soggetti di Rete a progetti transnazionali. Riteniamo infatti che per una comprensione piena dei fenomeni e delle loro dinamiche, il dialogo con soggetti e network operanti anche in altri paesi, così come con istituzioni internazionali, sia ormai imprescindibile.
Oggi auspichiamo inoltre la creazione di banche dati condivise, che raccolgano in modo omogeneo dati capaci di fotografare costantemente i discorsi e i fenomeni d’odio – dati che finora, quando disponibili, sono stati letti e approfonditi prevalentemente dalle diverse realtà in modo autonomo – lo studio e la verifica di metodologie d’indagine aggiornate che tengano conto della letteratura internazionale e delle raccomandazioni prodotte sul tema, la facilitazione di un dialogo continuo tra i vari attori chiave (centri di ricerca, società civile, istituzioni, rappresentanti e partiti politici, personale della pubblica amministrazione e delle forze di polizia, giuristi e mondo forense, professionisti dell’informazione, internet provider, social media platform), la spinta a una risposta normativa volta alla dissuasione e alla tutela delle persone e dei gruppi oggetto di discorsi e crimini d’odio, il consolidamento di programmi formativi rivolti a vari target, e pensati a vari livelli (con una specifica attenzione alla moderazione di contenuti, ad esempio), la realizzazione di campagne coordinate sul territorio nazionale (e non solo) per sensibilizzazione l’opinione pubblica e per aumentare la consapevolezza linguistica e nell’uso dei mezzi di comunicazione.
Vorremmo quindi sollecitare chiare azioni di coordinamento, ampie indagini conoscitive, e investimenti significativi nella prevenzione e nel supporto alle vittime. In particolare, vorremmo sottolineare l’urgenza di:
- Produrre ricerca interdisciplinare, ad esempio sugli aspetti cognitivi legati all’odio e ai discorsi d’odio, sulle forme linguisticamente meno esplicite di discorso d’odio, sul data gender gap (ovvero su metodi di raccolta dati che non siano soggetti a gender bias), sulle discriminazioni multiple e sull’odio intersezionale, sui legami tra disinformazione e discorsi d’odio, sulle centrali dell’odio transnazionali e nazionali, sulle conseguenze dei discorsi d’odio sulle vittime dirette e indirette;
- Poter accedere ai dati, sia quelli relativi ai crimini d’odio (le denunce, la casistica), sia quelli sulla diffusione e sulla moderazione dei discorsi d’odio sulle piattaforme online e nei social media;
- Progettare, insieme ai soggetti che già svolgono e condividono monitoraggi, un osservatorio nazionale permanente sui discorsi e sui crimini d’odio;
- Valutare la costituzione di un‘authority indipendente in tema di segnalazione e moderazione di contenuti d’odio, anche in ragione delle raccomandazioni contenuti nel Digital Services Act della Commissione Europea;
- Sollecitare un’ampia, articolata, e condivisa discussione sull’odio online, e sulla possibilità di dotarsi di strumenti giuridici specifici all’odio online, capace di coinvolgere e responsabilizzare – in un dialogo tra pari, come richiesto anche dalle prossime raccomandazioni del Consiglio d’Europa – le istituzioni, le piattaforme e la società civile;
- In generale, aggiornare la giurisprudenza rispetto alle indicazioni e alle sentenze della Corte Europea dei Diritti Umani in tema di discriminazioni e diritti delle persone;
- Sostenere un dialogo costante tra istituzioni – a livello nazionale e locale – e la società civile, con la creazione di tavoli che possano coinvolgere le amministrazioni locali in tema di linguaggio inclusivo e comunicazione “hate free”;
- Rafforzare una capacità di ascolto e di attenzione verso le persone e i gruppi oggetto di discorsi d’odio, con l’apertura e il consolidamento di sportelli d’ascolto territoriali, facendo tesoro delle esperienze dei centri antiviolenza, e di recenti iniziative quali quelle di COSPE a Firenze e dell’associazione Lunaria a Roma;
- Continuare nella formazione del personale pubblico rispetto al linguaggio inclusivo e a una comunicazione non discriminante;
- Coadiuvare una riflessione con la scuola capace di coinvolgere docenti, studenti, famiglie, ed editori scolastici, per dar vita a campagne nazionali di prevenzione e contrasto.
Rispetto a queste proposte, e alla ricerca e costruzione di obiettivi, strumenti, e analisi condivise, la Rete nazionale per il contrasto ai discorsi e ai fenomeni d’odio si mette a disposizione di questa Commissione sia per approfondire gli spunti emersi durante le audizioni, sia per fornire consulenza teorica e metodologica, sia infine per dar vita, sul territorio, ad esperienze pilota e alla diffusione di buone pratiche.
Ringraziando per lo spazio che ci è stato concesso, e augurandoci di continuare il dialogo e il confronto iniziato oggi, auguro a questa Commissione una buona prosecuzione dei lavori, e saluto le senatrici e i senatori presenti con grande cordialità.