Offese e insulti contro la relatrice e gli ospiti: è accaduto durante il seminario “La questione dei rifugiati palestinesi nel diritto internazionale”, organizzato dal Dipartimento di Scienze Giuridiche dell’Università del Salento.
L’evento, svoltosi lo scorso 27 novembre, era stato organizzato dal Dipartimento per presentare il nuovo libro di Francesca Albanese e Lex Takkenberg “Palestinian Refugees in International Law”, incentrato proprio sulla questione dei rifugiati palestinesi nel Diritto Internazionale.
Tuttavia, nel corso del seminario si è verificata un’intrusione da parte di un gruppo di persone che hanno rivolto offese sessiste all’autrice del libro e alle altre ospiti presenti. Immediata la condanna dell’accaduto da parte del Direttore dell’Ateneo, Fabio Pollice, che al Nuovo Quotidiano di Puglia ha espresso la sua determinazione ad appoggiare ogni azione volta a identificare e perseguire gli autori dell’attacco.
“L’Università del Salento è una comunità che si riconosce nella libera promozione della ricerca e della didattica come strumenti di sviluppo umano, di affermazione del pluralismo e di perseguimento delle pari dignità. Non può esserci alcun dialogo con chi questo dialogo non lo vuole cercare, né nel metodo né nel merito: massimo sarà il nostro impegno per il contrasto ai fenomeni di odio in rete, anche con un sempre più intenso lavoro culturale”, ha dichiarato.
L’episodio è l’ennesimo caso di Zoombombing, un fenomeno per cui alcune persone (non invitate, singolarmente o più spesso organizzate in piccoli gruppi) intervengono a video-conferenze o incontri con il solo intento di impedirne il regolare svolgimento.
Le tecniche di disturbo sono molteplici: offese agli ospiti, interruzione continua di chi sta parlando, condivisione di materiale sessista, razzista, omotransfobico, o inneggiante a razzismo, fascismo e nazismo, o negazionismo dell’Olocausto.
Da quando, a causa delle restrizioni per combattere l’epidemia di Covid-19, gli eventi si svolgono quasi unicamente online questi fenomeni si sono moltiplicati, tanto che Zoom ha recentemente introdotto nuove funzionalità, che permettono di sospendere la riunione, bloccando così la visualizzazione dei contenuti indesiderati, e di segnalare lo “Zoombomber”.
“Questi sono attacchi, da prendere molto sul serio: sia perché si stanno moltiplicando come strumento di propaganda razzista e fascista, omobitransfobica, antisemita, ecc., sia perché devono e possono essere fermati per impedire ai loro autori e alle loro autrici di minacciare gli unici spazi di discussione civile attualmente a disposizione”, commenta Federico Faloppa, Coordinatore della Rete.
La Rete nazionale per il contrasto ai discorsi e ai fenomeni di odio è impegnata, in prima persona, nella promozione della conoscenza degli strumenti per prevenire questo tipo di attacchi, per contrastarli e denunciarli. A questo proposito, vi invitiamo a consultare la nostra “Guida contro lo Zoombombing”.